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*Anzoleconte | Studio sul Toponimo

divertissement linguistici

documento di Maria Gabriella Conte

scritto nel settembre 2003 e rivisto nell' ottobre 2021


PREMESSA


Il toponimo Anzoleconte [1] ha cominciato ad avere un uso consueto a partire dal momento in cui è diventato anche un luogo con una funzione sociale. Il toponimo oggigiorno si riferisce - da circa vent'anni - ad un luogo frequentato dal punto di vista sociale, perché vi sono ubicati una serie di servizi territoriali: le scuole, l'ufficio postale, l'ambulatorio medico, un supermercato, un piccolo centro commerciale con edicola e bar. Da quando il luogo in questione è stato anche inserito nel piano regolatore, in funzione dei servizi territoriali che sarebbero sorti, in esso è confluito anche lo spostamento di un certo numero di abitanti che ha deciso di costruire qui la propria abitazione.


Tale premessa è importante per mettere in evidenza il fatto che, prima degli anni Duemila, in pochi conoscevano il nome di un luogo che era solo di passaggio. Senz'altro lo conoscevano i proprietari dei campi, senz'altro lo conosceva chi in qualche modo aveva avuto un interesse privato con quel luogo. A stento era conosciuto invece da chi, non avendo interessi privati, non avrebbe avuto alcun motivo per conoscere l'esatto nome di una porzione di territorio comunale come tante altre. Non essendoci l'uso, naturalmente non si è mai posto il problema della norma linguistica. Fino a qualche decennio fa, pertanto, il toponimo in questione, come tanti altri, è rimasto relegato nell'ambito dell'oralità. Le cose sono cambiate quando il luogo ha cominciato ad essere all'attenzione edilizia, sociale, ed economica.


Da questo momento in poi, non saprei dire in modo preciso quante versioni diverse ho sentito e ho letto, anche in scritti ufficiali, per indicarlo:


ANZOLECONDE, ANZOLICONDE, LANZOLECONDE, LANZOLICONDI, ANSOLICONDI, ANSOLECONDE, ANZO-LECONDE, ANZOLI-CONDE...

e tutte le versioni citate anche nella variante ipercorretta con d > t :


ANZOLECONTE, ANZOLICONTE, LANZOLECONTE, LANZOLICONTI, ANSOLICONTI, ANSOLECONTE, ANZO-LECONTE, ANZOLI-CONTE.


Questo processo si verifica ogni volta che si ha la necessità di usare una denominazione semantica (in questo caso toponomastica, [2]) che esiste soltanto in dialetto. Renderla ufficiale equivale a sottoporla ad un processo di "italianizzazione". Il risultato? Un oggetto semantico si ritrova ad essere denominato in base ai singoli processi di "italianizzazione" che ogni parlante produce a modo proprio, e ciò è lecito, perché in genere il toponimo è comparso sempre nell'uso orale della lingua, e qualora fosse stato scritto, chissà in quale documento e in quale archivio o biblioteca è custodito. Speriamo che prima o poi possa essere ritrovato!


Nel corso dei vent'anni citati, anche per il nostro toponimo, possiamo assistere all'affermazione del processo naturale della comunicazione, ossia una forma che si impone sulle altre, in assenza di norma, e, così, le varie forme "personali" del toponimo sono confluite nell'unica forma ufficiale, ossia *ANZOLECONTE.


La forma ufficiale del toponimo, pertanto, si è imposta per uso e per convenzione, subendo, tra l'altro, anche un processo di ipercorrettismo [3], rispetto al naturale fenomeno di sonorizzazione (nt > nd) [4] che invece spontaneamente avrebbe caratterizzato la seconda parte della parola (...conte >...conde), considerando che, se la si ascolta dalla bocca dei parlanti, e si effettua una trascrizione fonetica, si può notare che il toponimo, in realtà, è pronunciato come *anzoleconde. Certo è che, per essere più precisi, bisognerebbe analizzare la pronuncia della parola anche in diversi contesti morfosintattici e lessicali oltreché ascoltarla nella pronuncia di parlanti di diversa età, diverso sesso, diversa estrazione

sociale. Insomma, per chi fosse interessato, il toponimo offre abbastanza spunti di studio.


In questi casi, non essendoci documenti scritti, che, nel tempo della storia, abbiano potuto comprovare la forma del toponimo - almeno non di mia conoscenza -, ricostruire l'etimologia e attribuirle un significato, diventa molto difficile: equivale a chiedersi il perché per indicare il "tavolo" sia stata scelta proprio la parola 'Tavolo" e il discorso semantico potrebbe continuare con tutti i nomi comuni e propri... Per quanto mi riguarda mi affido alla spiegazione che Albert Einstein (1879-1955) ci dà in Come io vedo il mondo:


«La maggior parte di quanto sappiamo e crediamo ci è stata insegnata da altri per mezzo di una lingua che altri hanno creato. Senza la lingua la nostra capacità di pensare sarebbe assai meschina e paragonabile a quella di altri animali superiori» [5].

Ad ogni modo, per il toponimo *ANZOLECONTE, un'ipotesi è possibile avanzarla, anche se rimane un azzardo.


IPOTESI

È probabile che il toponimo, oggi conosciuto come *ANZOLECONTE, in realtà sarebbe una parola composta "anzo le conde" in cui, il primo elemento [anzo] in realtà potrebbe essere l'italianizzazione del toponimo lanzo esistente anche in altre parti d'Italia.


Esistono:

  • Lanzo Torinese, le Valli di Lanzo, Barriera di Lanzo, Monastero di Lanzo in Piemonte;

  • Lanzo d'Intelvi, in provincia di Como;

  • la Loggia dei Lanzi, a Firenze;

  • Lanzo, un torrente della Toscana, affluente dell'Ombrone lungo 29 Km.

Bisogna considerare che nell'oralità, la consonante "l" di inizio parola è presente, pertanto è un elemento esistente nel dialetto che potrebbe essersi perso nel processo di italianizzazione.


A questo punto, se l'ipotesi venisse confermata anche da un ritrovamento epigrafico, si potrebbe ipotizzare una derivazione tedesca del toponimo, con riferimento al contenuto presente in Treccani:


lanzo (ant. lanzi) s. m. [abbrev. di lanzichenecco, oppure del ted. Lanzmann (per Landsmann «paesano, compaesano»)]. - Nome con cui venivano comunemente indicati i lanzichenecchi: s'avvicinavano i lanzi, che così per maggior brevità gli chiameremo da qui avanti, e non lanzichenecchi (Varchi). Si conserva nel nome della Loggia dei Lanzi a Firenze (così chiamata perché Cosimo I dei Medici l'aveva posta in custodia di una guardia di lanzichenecchi), e nelle locuzione popolare, oggi rare, bere come un lanzo, sudicio come un lanzo [6].


Per il secondo elemento, "le conde" [che, foneticamente, scriverei con due schaw [e] finali] invece ipotizzerei una derivazione dal francese e provenzale antico CONTE che è il latino comes-mïtis [7] .


Secondo la mia ipotesi, ANZOLECONTE potrebbe essere inteso come Lanzo del Conte, ossia un "agro, di possesso del conte, custodito da lanzi".


Potrebbe essere un'ipotesi valida, considerando che il terreno in questione, in un tempo ignoto, era davvero posseduto da un unico proprietario terriero che impediva a chiunque di avvicinarsi, proteggendo nei modi consueti le ricchezze stagionali della terra [8].


Potrebbe essere accettabile l'idea che chiunque abbia avuto necessità di indicare quel terreno, I ‘abbia fatto ricordandone le condizioni: la proprietà (il conte) e il pericolo (i lanzi).


Se la mia ipotesi venisse confermata anche da altri dati, con rammarico possiamo constatare che, con la normalizzazione della parola che l'ha voluta ANZOLECONTE, con grande difficoltà si può risalire al significato referenziale preciso che nell'etimologia conserverebbe un valore storico.


Cosa succederà continuando a scrivere ANZOLECONTE?

Le generazioni avvenire non sapranno mai che in passato quelle terre erano possedute dai signorotti locali, e chissà quanta gente, la nostra gente, è stata spaventata da quei lanzi, magari soltanto per raccogliere un paniere di ciliegie o per usufruire di un sacco di grano.


Niente. Le generazioni che verranno si limiteranno a indicare un luogo conosciuto come il posto in cui sorgono gli edifici scolastici. E il prima? Il passato? La storia? L'identità di un popolo, il nostro popolo? In una società multimediale come quella attuale, in cui la scrittura è alla portata di tutti, e nondimeno lo è quella informatizzata, non è difficile dimenticare un'etimologia e in molti casi la forma lessicale stessa.


La lingua è la realtà che ci circonda.


"Sopprimendo le parole si diminuisce una parte della vita di ciascuno di noi " - Erik Orsenna.

Maria Gabriella Conte




Note

[1] Si usa l'asterisco * perché il toponimo ha subito un processo di normalizzazione convenzionale, ma intorno alla parola non sono state effettuate analisi sincroniche, diacroniche ed etimologiche, almeno non di mia conoscenza.


[2] Sulla toponomastica lucana si rimanda ai lavori di Maria Teresa Greco.


[3] Cfr. Gian Luigi Beccaria, Dizionario di linguistica e filologia, metrica e retorica, Einaudi, 1994; Claudio Marazzini, La lingua italiana. Profilo storico, Il Mulino 1994. Per «ipercorrettismo» si intende la correzione di una forma giusta, ciò accade quando il parlante, consapevole della sua inflessione dialettale, vorrebbe "correggersi" producendo un cambiamento (o di accento, o vocalico, o consonantico) contro la tendenza del dialetto. Alcuni esempi li troviamo nel napoletano, come si legge in Nicola De Blasi - Luigi Imperatore, II napoletano parlato e scritto. Con note di grammatica storica, Libreria Dante e Descartes,1998, p. 29: «la tendenza a pronunciare accentate sull'ultima sillaba le parole con terminazione consonantica è tipica di chi parla in napoletano. Al contrario un napoletano che parla italiano (o, per meglio dire, in italiano regionale) cerca di evitare una simile pronuncia e finisce, per eccesso opposto, con l'accentare sulla penultima, o sulla terzultima, quelle parole che in dialetto, con una pronuncia spontanea, accenterebbe sull'ultima sillaba. Per reazione a quest'uso dialettale, si hanno, pertanto, nell'italiano locale pronunce errate come Càvour (Cavoùr) o Màdrid (Madrid). Altro esempio potrebbe essere la parola "rubrica" che in piemontese diventa rùbrica.


[4] Cfr. G.Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti. Fonetica, 5242.


[5] La citazione è contenuta in Tullio De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Biblioteca della lingua italiana, Corriere della Sera, 2017, p. 35, dove si legge anche: "l'intera vita di un essere umano è coinvolta nelle e dalle parole. Esse nascono dalle esperienze reali e possibili, dal convergere delle capacità di emozione, azione, intelligenza di cui ogni essere umano è dotato e rioperano potentemente su queste capacità, le consolidano, le strutturano, le rendono comunicabili e comuni".


[6] Cfr. Vocabolario Treccani, https://www.treccani.it/vocabolario/lanzo.


[7] Cfr. ibidem 2.


[8] Dati raccolti sul campo durante le interviste condotte per i lavori, ora pubblicazioni, di Maria Gabriella Conte, Lingua e dialetto a Viggianello (PZ), Ermes Editrici, Potenza 2004 e Dialetti in contatto nella Valle del Mercure. La variazione microdialettale e la sua percezione nell’Area Lausberg, Peter Lang, Frankfurt, 2014.


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